ALVARO SOLER CI RACCONTA COM'È JENNIFER LOPEZ NELLA VITA PRIVATA
- Semana - Juan Ramón López/Fotos Soledad González
- 2 mar 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Alvaro Soler è una superstar in Europa e anche in Spagna, il suo Paese, come lui stesso rivendica, anche se il suo quartier generale è a Berlino e nonostante sia più famoso all’estero che qui. Ma ancora per poco tempo… Alvaro Soler è riuscito a far sì che la musica spagnola trionfasse anche in Paesi dove, salvo alcune onorevoli eccezioni, di solito non conquista i primi posti nelle classifiche di vendita. Appena poche prima del suo concerto al teatro Barceló di Madrid intervistiamo il cantante che sforna tormentoni uno dietro l’altro, come “El mismo sol”, che interpreta con Jennifer Lopez, o “Sofia”. Alla fine riesci a presentare la tua musica in Spagna dal vivo È la prima volta che possiamo suonare con tutta la band. Anche se abbiamo suonato prima in altre città è il primo tour. Nel tour precedente non eravamo in Spagna. Sono felice di essere a casa. E di essere profeta in patria… Sì, mi rende immensamente felice poter portare qui la mia musica. Mi riempie davvero di emozioni. La tua musica però era il piano B, prima hai studiato ingegneria… Sì, ho finito gli studi. A 22 anni ho deciso di prendermi una pausa di due anni per fare musica. Alla fine andai a Berlino e iniziai a poter vivere di musica proprio quando quel momento stava per finire. Hai cantato con due icone della musica, con Phil Collins, con il quale hai suonato a un festival musicale, e con Jennifer Lopez. Com’è stata questa esperienza? È andata molto bene, però sono molto diversi. Emozionalmente ero più legato a Phil che a Jennifer, perché lo seguivo da sempre. Quando mi hanno chiesto di cantare con lui è stato bellissimo, era per beneficenza e la gente era lì per divertirsi e godersi la musica. Con Jennifer Lopez è stato molto positivo, mi ha aiutato a dare l’ultima spinta per aprirmi del tutto la porta. Lei è là in alto e si pensa che non lavori molto, ma non è vero. È arrivata in vetta perché lavora duramente, prova davvero moltissimo. Com’è lei da vicino? Fantastica, è bellissima! E molto affettuosa. Ho capito che faceva di tutto per farmi sentire a mio agio con lei, specialmente mentre giravamo il video. Se non si è visto, non sono capace di fingere con le emozioni. Sono stato benissimo. Una delle altre esperienze della tua finora breve carriera è stata l’essere “coach” di X Factor in Italia. Com’è andata? Ho partecipato a “Tu si que vales” tanti anni fa, ma quella è un’altra cosa. La verità è che è stata un’esperienza dall’altro lato dello schermo ed è stata bellissima. Era la prima volta che lavoravo in maniera regolare in televisione e ho imparato molto di questo mondo, soprattutto lavorando con i concorrenti, che alla fine diventano quasi tuoi amici, perché provi con loro, aiutandoli a migliorare… Ti paragonano spesso a Enrique Iglesias e casualmente l’ultimo video di entrambi è stato girato a L’Havana… Sì, ma io sono stato il primo (scherza). Cuba è un posto molto interessante e dall’anno scorso ha avuto un vero boom mediatico da quando si è aperta all’America. Non c’ero mai stato ed è stato fantastico girare il video lì, circondato da tanta gente con molto talento. Dai 10 ai 17 anni hai vissuto in Giappone per via del lavoro di tuo padre? Vivere lì ti ha segnato? Parli giapponese? Sì, ma me lo sto dimenticando. Vivere lì è stata una grande esperienza, anche se non ne capivo il valore perché ero piccolo. Soprattutto per quanto riguarda le lingue… Quante lingue parli? Perché la tua testa dev’essere come la torre di Babele… Sì, che sta crollando però. Parlo spagnolo, catalano, tedesco, inglese, italiano, e giapponese, se vogliamo aggiungerlo. È difficile, nella mia testa c’è un caos tremendo. Che cosa fanno i tuoi genitori? I miei genitori non hanno niente a che fare con la musica. Mio padre lavora per una multinazionale del settore industriale elettronico. Mia madre sarebbe arredatrice, ma adesso è chef di un ristorante giapponese, è lei quella che è rimasta più in contatto con il Giappone. Con tuo fratello avevi formato una band, gli “Urban Lights”. Lui continua a fare musica? No, fa qualche cosa, ma non a livello professionale. Ha un lavoro fisso e va avanti con quello, dopo vedrà come proseguire. Che progetti hai dopo i concerti in Spagna? Continuerò il tour in giro per l’Europa: Parigi, Amsterdam, Belgio, Svizzera, Germania…E poi si torna a scrivere, entrerò in studio per il secondo album. Avere fatto studi tanto difficili come ingegneria ti aiuta a essere realista? Sì, ma lo fa soprattutto quello che mi sta intorno. La mia famiglia e i miei amici sono molto importanti, voglio mantenere queste relazioni, nonostante sia difficile quando si viaggia tanto. L’ingegneria mi ha insegnato a lavorare duro e ad avere metodo nel lavoro, a prendere l’iniziativa e ad avere disciplina. Qual è la tua base operativa adesso? Ufficialmente è Berlino, perché ho la residenza lì, ma al momento la mia casa è il bus. È difficile per te andare e venire così tanto? Non ho mai perso le mie radici. Sono di qui, la mia famiglia vive a Barcellona e io mi sento spagnolo. E da qui che vengo ed è qui che tornerò sempre, fosse anche solo momentaneamente… Come ti vedi tra cinque anni? È un periodo lungo e breve al tempo stesso. Mi vedo a fare un tour più grande, che includa l’America Latina, e a cercare di arrivare in America del Nord. E soprattutto spero di avere stabilità in un momento così instabile.
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